Per Mire Oniriche

diceva qualcuno, lo sappiamo tutti com'è diceva, che la beauté sera convulsive ou ne sera pas, e se insomma, sì, se dobbiamo suonarcela questa mira nella testa, dobbiamo ambire ad averla allora come una contrazione improvvisa ed involontaria di muscoli musicanti, soggetti invece alla volontarietà, trascendere dall'arbitro della volizione all'arbitrio dell'istintualità. quando queste suonate sopravanzano la nostra intenzione, quasi scavallano l'intendimento, e ne possiamo rimanere sopraffatti. bella così, la mira, in alcuni tratti di non finito, forse, che chiamano ancora ancora un poco scabri, in certi forte che persino suonano apparentemente pervicaci, ma appunto, come recita, la mira cerca la sua bellezza per aspre strade. dice infatti che mira a prenderti, a volgertici dentro comunque. anche se sembrerà avertici tratto nel suo intimo a forza, come avesse ordito un inganno, imbastita una svagatezza, sarà stato invece ciò che doveva essere. è qualcosa di nostro o a cui apparteniamo, di quelle cose che già solo ad incontrarle unla prima volta nella vita, noi le ri-conosciamo. un'orchestrina ancora scabra, s'è detto? è un urgenza di dal-vivo. come di esibirsi davanti, ma per starti ben concertata dentro, esattamente suonata nel qui ed ora, perché questa mira è adesso che pretende, è adesso che mette le musiche in avanti per dire: tu mi ascolta, tu mi sente. una musica di mira con poca compiacenza per qualsiasi facile melodismo, efferata invece nella sua armonia che monta, che ti pretende, importante. la sua voce, la mira, quella che le esce dalla gola, la tiene là, non la manda molto in giro, sembra voler sottolineare questa urgenza di dare subito e di aver preso sempre. la voce di mira sa girare e cambiare colori e se persiste lì, invece, allora è in quell’insistito che andiamo a trovare. ed infatti ti sovviene talvolta, di dentro, questo sentimento, che ti stia germinando, proprio dentro, che t’abbia preso di mira. le misure di mira non sono mai estreme, non si dica altrimenti, ed anzi di quando in quando dispiega qualche agiatezza, sofistica magari una come capitata frase, con un carezzo, un arpeggio. le sue proporzioni sono consone al senso di convulsive nella misura in cui questo materiale voluto, voluto, fortissimamente voluto, si concrea e concretizza come se…
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ops, contrazione involontaria.

...così ...tanto per buttare la TV di sotto… si potrebbe dire, per terminare la trasmissione, chiudere lo spettacolo, non solo perché lo recita la voce più melodiosa del disco, e non solo per dire qualcosa, ma perché, come se mira fosse tipo una geometria, come ultima metafora, e tirassimo allora, in quel cantato di sotto…, una secante o una funzione per palesare la distanza che ci separa da essa, in una matematica senza possibilità di seconde congetture, ottenendo cosa. no, non valgono allontanamenti. essere mirati, se contro ci proiettano le musiche, è buona e giusta cosa. il mondo è cattivo e per trafiggere un nemico o così, tanto per il bracconaggio, applica la mira balistica, ma noi vogliamo essere buoni e per fulminare un desiderio, per trafiggere destini a seguire, come panni sciorinati al sole, si prende mira onirica.

T. T.